Carlo Zaffaroni, leader del gruppo Industrial Water and Wastewater Treatment presso WSP Italia, dove collabora con le aziende per aiutarle rispettare le normative attuali e future e a massimizzare il riutilizzo sostenibile dell'acqua, ci spiega qui, parte del lavoro che WSP svolge con le imprese nell'aiutarle a rimuovere gli inquinanti dalle acque reflue prima di restituirle all’ambiente, spesso un fiume o il mare, evitando inoltre loro gravi danni reputazionali.
Il fatto è che ogni tipo di industria, salvo rarissime eccezioni, non può prescindere dall’utilizzo dell’acqua. Si tratta di uno dei fattori primari a fianco di energia, materia prima/semilavorato da trasformare e competenze del personale, che assume sempre più dignità e rango. Non è un tema legato al suo costo diretto: l'acqua è ancora un bene molto economico e sottovalutato.
Si tratta di un tema di rischio. In primis quello derivante dalla disponibilità della risorsa - un tempo data per scontata, ora non più per via di siccità o inondazioni. Inoltre l'industria deve anche considerare un ulteriore rischio: la ricaduta reputazionale.
I livelli consentiti di contaminanti stanno diventando molto più severi e le normative si stanno adattando alla scoperta di nuove classi di inquinanti, dai PFAS (sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, utilizzate nei ritardanti di fiamma e come impermeabilizzante in molti prodotti di consumo) alle microplastiche, al 6PPD-chinone, un composto presente nelle particelle di pneumatici che è potenzialmente dannoso per la fauna marina.
Tutti i settori industriali si trovano quindi sempre più spesso ad affrontare la tematica del corretto uso, del trattamento e riuso dell’acqua: sul piano dell’efficienza e sostenibilità di Sito e/o di Corporate, all’impatto sulle falde e sui corsi idrici. La molteplicità delle spinte all’azione, assieme al cambiamento dello scenario (nuovi assetti produttivi, nuove realtà legislative, nuovi standard) possono portare a progettare, realizzare e dover gestire sistemi edificati in tempi diversi in modo non coordinato tra loro e – intrinsecamente – poco efficienti/efficaci.
Quale sarebbe l’approccio corretto per la gestione integrata del ciclo idrico di una utenza industriale? E chi potrebbe essere nelle condizioni ideali per portare il cosiddetto valore aggiunto?
L’approccio corretto e sostenibile al problema è quello “olistico” che parte dai bilanci di materia e di energia, in quanto da un lato l’acqua è spesso un vettore di energia e dall’altro tutti i sistemi/processi di trattamento dell’acqua impiegano energia. Tale approccio ha il vantaggio di essere il medesimo sia che si progetti un sistema “ex novo”, sia se si debba intervenire su un sistema esistente. Esso si muove da una considerazione preliminare:
- Più pregiata è la fonte idrica, tanto minore sarà lo sforzo necessario per trasformarla in acqua adatta all’uso industriale. Ad esempio, una sorgente di montagna potrebbe essere utilizzata in modo molto più agevole che l’acqua di mare e/o un fiume limaccioso.
- Di converso, più pregiata è la fonte idrica, maggiore sarà la competizione per l’uso della stessa: in vari casi l’industria sceglie di utilizzare fonti meno pregiate, accollandosi l’onere di un maggiore sforzo di trattamento, ottenendo una maggiore “resilienza”, cioè minori rischi di impatti sul business dovuti a scarsità idrica
Partendo da tali presupposti, si deve tenere presente che ogni industria necessità di:
- Prelevare l’acqua dalle fonti (falde, corsi d’acqua superficiali, acque da riuso, acqua salmastra o di mare), per le quali, a seconda del “pregio”, vi può essere in competizione con altri usi, quali quello potabile e quello agricolo che, in genere, hanno la precedenza su quello industriale.
- Utilizzare solamente la parte “H2O” di quanto prelevato dalla fonte prescelta: si tratta di pretrattare l’acqua per eliminare/ridurre quello che “non è H2O”, ovvero solidi, sali disciolti, organico;
- Trasferire dall’acqua differenti sostanze “non H2O” (organico, Sali, metalli etc.) risultato delle lavorazioni industriali in cui interviene: quindi, ogni acqua di scarico industriale è differente e deve essere trattata in modo appropriato per rimuovere certe sostanze e non altre, prima di restituirla ai corsi idrici e/o al mare.
- Considerare se e quanto questi trattamenti dovuti, sia prima che dopo l’uso dell’acqua in produzione, generino dei sottoprodotti; si tratta di fanghi, concentrati, altri rifiuti che comportano un’ulteriore impegno di gestione e smaltimento nel rispetto delle normative e nell’ottica di minimizzazione dei costi.