Elettrificare per decarbonizzare: si può fare, anche nelle strutture sanitarie.

Gli edifici ospedalieri svolgono un ruolo fondamentale nelle comunità di tutto il mondo. Sono anche tra le strutture a maggiore intensità di carbonio, per l’ampio e continuo fabbisogno energetico e per la impegnativa dimensione costruttiva.

Irvine Hospital Content Image
Ospedale Niagara Content Image
Ospedale Bath Content Image
Roha Addis Abeba Content Image
Adelaibe hospital Content Image

[1]: La neutralità delle emissioni di CO2 comporta che qualsiasi emissione debba essere “compensata” da una pari quantità di carbonio assorbito altrove. Si potrebbe in teoria acquistare una quantità di compensazioni equivalente alle proprie emissioni di CO2 per portare il totale complessivo a zero. Il net-zero, come definito dalla Science-Based Targets Initiative, richiede invece che le emissioni di carbonio siano ridotte il più possibile (del 90% o più) rispetto a un livello di riferimento, e solo allora é consentito l’acquisto di compensazioni – da valutare se più o meno remote, più o meno efficaci, più o meno “etiche”.

[2]: La riduzione dell’uso di combustibili fossili - La fonte principale oggi utilizzata per il riscaldamento dei complessi ospedalieri sono caldaie alimentate da gas naturale, sovente utilizzato anche per generare elettricità da sistemi combinati calore-elettricità (CHP). Queste generano centralmente vapore ad alta temperatura, 120° e oltre, e lo distribuiscono agli edifici. Aldilà delle emissioni, non si tratta di un sistema molto efficiente: un'alta percentuale di calore viene disperso. Le pompe di calore possono lavorare a 45°, minimizzando le perdite e aumentando l’efficienza. La produzione di certa quantità di vapore è comunque necessaria per la sterilizzazione delle apparecchiature e strumenti medici da riutilizzare. Il gasolio é utilizzato come tipica fonte di combustibile di riserva per i generatori d’emergenza.

[3]: Resilienza agli effetti delle variazioni climatiche - La priorità delle strutture sanitarie é garantire l’operatività h24x7; é quindi essenziale prevedere la robustezza e accessibilità delle strutture e degli impianti sia rispetto ad eventi critici “tradizionali” (terremoti, blackout etc.) ma anche rispetto a quelli “moderni” sempre più frequenti, legati alle variazioni climatiche: come ad esempio l’esposizione a periodi di siccità prolungata o la resilienza ad alluvioni ed eventi atmosferici estremi. Come si va imponendo in tutte le infrastrutture civili strategiche in tutto il Mondo, é fondamentale che anche per gli ospedali siano previste misure dell’impatto di eventi estremi e predisposti protocolli e soluzioni per i casi d’emergenza.

[4] La riduzione della Energy Use Intensity ( EUI) – EUI é l’indicatore di efficienza energetica, si riferisce alla quantità di energia consumata dall'edificio in un anno divisa per la superficie lorda totale. Viene fissato da scelte progettuali iniziali, ad esempio relative alla forma dell'edificio e all'orientamento rispetto al sole. Anche le scelte relative a impianti e sistemi influenzano l’indicatore: spazi ad alta intensità di illuminazione e attrezzature presentano una maggiore domanda di raffrescamento, aumentando la EUI complessiva. Un ulteriore contributo arriva dalla tipologia delle facciate: nei casi di edifici vecchi o di progetti inadeguati, c’è alta probabilità di elevati tassi di perdita della temperatura ideale e di inefficienza energetica; di converso, l’effetto terapico della luce naturale e della vista vanno tenuti in considerazione. Un fattore significativo per la EUI in ambito ospedaliero sono i tassi di ventilazione e ricambio d’aria richiesti. Ciò aumenta notevolmente la domanda di energia. L’attenzione alla qualità dell'aria come parte di un ambiente curativo e per la prevenzione delle infezioni, ha portato all'uso di una maggiore proporzione di aria dall’esterno da filtrare, riscaldare o raffreddare. Una sala operatoria può richiedere 20 ricambi d'aria all'ora (ACH). I requisiti tipici ACH sono sei, due dei quali al 100% di aria esterna.

[5]: Riduzione del carbonio incorporato - Molti regolamenti edilizi nazionali si sono dotati di norme per la conservazione del calore e l’abbassamento dei consumi di energia: sono i modi principali con cui ridurre le emissioni di CO2 nel corso dell’esercizio, o carbonio operativo. Il cd. carbonio incorporato invece rappresenta la quota di emissioni di CO2 derivante da tutto il ciclo di vita dei materiali utilizzati, dalla estrazione della materia prima e lavorazione al trasporto, installazione e manutenzione. E’ un fattore che può rappresentare oltre il 50% della quota di carbonio dell’opera. I regolamenti locali iniziano ad adottare politiche per la sua riduzione: ad esempio il nuovo regolamento di pianificazione urbana di Londra richiede che le iniziative di una certa dimensione siano soggette a una valutazione del carbonio nell’intero ciclo di vita, in particolare se sono previste demolizioni. Lo stesso nella sanità: la NHS Net Zero Building Standard inglese introdotta quest’anno, prerequisito per finanziamenti e incentivi governativi.

[6]: Sostenibilità economica della elettrificazione – Investire oggi in una struttura immobiliare dipendente da un grande impianto di generazione del calore basato su gas naturale o altri combustibili fossili, potrebbe costituire una passività finanziaria rischiosa in scenari di tariffe in aumento, di difficoltà di approvvigionamento, di sistemi che diventano più costosi da manutenere man mano che verranno gradualmente eliminati. In sostanza, i proprietari della struttura potrebbero ritrovarsi con un bene che si svaluta molto rapidamente, nel pieno della sua vita utile. Per oggetti dal ciclo di vita pluridecennale, è opportuno studiare l’applicabilità di opzioni più moderne, sicure e sostenibili.


Autore

7
WSP Italia
Italia