Sono in sperimentazione nuovi programmi pilota di mobilità, compreso l’uso di sistemi AI per fornire informazioni ai passeggeri, veicoli autonomi per trasportare i bagagli e navette per i lavoratori. La connettività degli smartphone, l’orientamento digitale e gli scanner biometrici stanno già trasformando l’esperienza odierna dei passeggeri. Ovviamente la connettività, sia di segnale che di potenza, diventa cruciale e va attentamente programmata e gestita, soprattutto per gli aeroporti regionali turistici soggetti a grandi picchi stagionali di traffico e per quelli situati in luoghi meno “coperti”.
Un corretto bilanciamento
L’intero panorama aeroportuale è in rapida evoluzione, tentando di coniugare armoniosamente ma velocemente l’esigenza di crescita, efficienza e modernizzazione con l’applicazione di soluzioni positive per l’ambiente. Un esempio di pervasività del driver ambientale è la recente decisione della Direzione Operazioni di un aeroporto britannico di adottare un processo sistematico, documentaro e condiviso con tutti gli stakeholder, attuato mediante l’utilizzo di applicazioni digitali gestite da esperti di WSP Italia, per la selezione di percorsi di decollo e atterraggio che fossero i meno impattanti secondo una serie di criteri ambientali, emissivi, del rumore, della sicurezza e della salute degli abitanti delle comunità circostanti l’aeroporto.
In tale scenario evolutivo environment driven, i piani riguardanti l’elettrificazione negli aeroporti progrediscono regolarmente, anche se è necessario bilanciare tale spinta con i vincoli imposti dalla realtà cogente e con esigenze pur sempre guidate dal leit motif della decarbonizzazione ma talora contrastanti. Ad esempio, nell’ambito di studi in corso da parte di WSP per conto di un aeroporto internazionale italiano, relativi all’impatto dei cambiamenti climatici su tutte le strutture e funzionalità, per predisporre strategie di resilienza agli effetti degli stessi, é emersa la criticità della ridondanza dell’approvvigionamento di energia, che va garantito anche nell’evenienza di fenomeni atmosferici estremi.
Ciò si attua analizzando in modo puntuale le varie fonti e la loro “robustezza” e puntando, nella fase storica in cui siamo, alla massima diversificazione delle fonti: prendendo in considerazione, a fianco della Rete e della autoproduzione via rinnovabili – fotovoltaico, vento, batterie - anche ad esempio sistemi di generazione geotermica e sistemi di backup endotermici tradizionali, da attivare in caso di emergenze. Come del resto si deve fare, anche a norma di legge, nel caso degli ospedali e di infrastrutture “mission critical”.